L’anno è davvero finito?
Tante volte non vediamo l’ora che s’avverino le promesse che la vita ci ha fatto, desiderosi che il domani arrivi presto perché l’oggi, bello o brutto che sia, non ci basta mai. Se ci fermiamo un attimo e scartabelliamo il presente, ci accorgiamo che qualcosa ci manca ancora e che tra le fibre della nostra vita si annida la struggente nostalgia per ciò che verrà e per ciò che saremo certi che la vita, comunque vada, non ci deluderà. È la nostalgia di quei luoghi che saranno custodi dei miei sospirati “per sempre”.
Lo sai anche tu, perché ne hai fatto esperienza in qualche pomeriggio verso l’ora del tramonto: all’abbassarsi del sole si allungano le ombre. Dappertutto è così. Anche nella vita. E in questi momenti ci si tuffa nei ricordi passati e in quei giorni in cui il sole scaldava al punto da bruciare dentro. Dobbiamo essere grati per il passato e per ogni sua grazia, ma non deve diventare un album fotografico da sfogliare con malinconia dicendo “Non sarà più come prima”. Rende mesti fare del passato l’archivio di quei trofei che cullano il presente e ridurre ciò che è stato ad un soprammobile o ad un quadretto da appendere in casa. Il passato è piuttosto il fondamento per guardare “oltre” quello che viviamo ora in una sorta di nostalgia di futuro.
La nostalgia del passato rischia di inchiodarci cristallizzando per sempre le nostre infelicità scaturite dall’infedeltà a noi stessi; la nostalgia del futuro ci lancia “oltre” i successi e gli insuccessi della vita restituendo un presente che non è altro che un “già e non ancora”. In noi il desiderio di compimento è così ardente da sentire già ora l’insufficienza delle mete che raggiungeremo. Cova e geme in noi la nostalgia di quegli spazi in cui poter urlare “Sarò tuo per sempre”, “Vivrò per sempre”, “Sarò amato per sempre”, “Sarò abbracciato per sempre”, “Sarò desiderato per sempre”. In quei territori senza fine il sole è sempre alto e non vi è ombra di morte.
Lo sappiamo perché lo abbiamo sperimentato sulla nostra pelle, e le cicatrici lo confermano, che la via è quella dell’amore, ma siamo degli illusi se lo concepiamo come qualcosa che ci preserva dalle difficoltà dissolvendo le preoccupazioni. L’amore non ti evita i problemi, ti dice solo come affrontarli e come portarli con te nello zaino della vita. L’amore non ti salva dalla fatica, ma ti da la possibilità di vivere anche le situazioni più difficili. E le persone che ti amano non ti preservano dalle cadute che comunque ci sono, ma ti danno la forza per viverle. Quando uno ti ama non ti evita la vita, ma ti dice che tu puoi affrontarla perché non sei solo. È questo il domani a cui aneliamo! Non pretendiamo di esser privati della fatica del mestiere di vivere perché il segreto è di non essere mai soli tra le dune della vita. Quanta nostalgia abbiamo di tutto ciò che abbiamo già intuito essere cielo!
Che cos’è in fondo la nostalgia di futuro se non il desiderio del paradiso ovvero di quel luogo in cui tutto sarà per sempre vero, bello e buono? Don Bosco lo aveva capito e disse: “Uno solo è il mio desiderio, quello di vedervi felici nel tempo e nell’eternità”. Desiderava ardentemente per i suoi giovani un pezzo di paradiso già qui e ora. Se questo è vero, la nostalgia di futuro che ci abita non è altro che la nostalgia di Dio. E questa non va mai in vacanza.
Direttore – Don Igino Biffi