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Come nasce un biglietto di auguri – Dal concept alla stampa
- 26 Dicembre 2020
- Posted by: Giovanni Cassina
- Category: Scuola Primaria Scuola Secondaria ITI CFP

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Dal concept alla stampa
“Ma con tanti bei quadri sul Natale, tante belle natività, proprio una incompleta dovevano scegliere?? Il Natale ha un messaggio così dolce… Ma perché rovinarlo con questo messaggio complicato?”
Di sicuro nessuno se l’è mai chiesto, come sono pensati e realizzati i biglietti di auguri del Bearzi. Alcune belle frasi trovate qua e là, una classica immagine del Natale, ed il biglietto è fatto.
Invece… No! Se qualcuno ha voglia di scoprire cosa sta dietro ad un biglietto di auguri, può continuare a leggere questo articolo!
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Per prima cosa, bisogna pensare cosa si vuole comunicare. Quest’anno, ad esempio, che è un tempo un po’ particolare, il messaggio era già molto orientato. Parlando con chi ha scritto il testo della canzone usata per il video di Natale, dopo qualche giorno di riflessione, ci si è orientati a concentrare l’attenzione sul fatto che ?????????? ????? (che è il titolo della canzone) sarebbe stato Natale, anche quest’anno.
Siamo a fine ottobre, inizio novembre.
A questo punto, cominciano giorni di riflessione, leggendo soprattutto i Vangeli relativi al Natale. Ovviamente la lente con cui si leggono i vangeli è quella dell’idea di fondo, cioè il “nonostante tutto”. E pian piano, frase dopo frase, si comincia ad intravedere quello che potrebbe essere il messaggio da condividere quest’anno.
Sono quindi da coinvolgere altre persone. Siamo dopo poco metà novembre. Il testo viene mandato a varie persone, che danno consigli su vari aspetti, ad esempio quest’anno I.F., S.M., V.B., E.P., A.B., che a colpi di cesello (a volte coltellate!) modellano il messaggio.
Una volta arrivati alla forma definitiva del testo – siamo a fine novembre -, occorre scegliere l’immagine. Dopo una breve spiegazione del messaggio, L.M. suggerisce ben 7 rappresentazioni del Natale, e tutte, per motivi ovviamente diversi, potevano aiutare a capire il messaggio. Dopo uno scambio sulle varie motivazioni, si scartano 5 rappresentazioni e se ne tengono, matematicamente, 2.
È quindi il momento di coinvolgere chi farà graficamente il biglietto d’auguri. Che fa due prove, secondo il formato indicato, e con una ricerca (che passa attraverso 4-5 bozze) del font, del colore, dei tagli del quadro e degli spazi.
A questo punto le bozze (una per rappresentazione) vengono rimandate a chi ha in mano il progetto, che ri-condivide con chi ha suggerito i quadri. E si sceglie.
Quest’anno ha vinto Leonardo. “Ho pensato anche che il fatto che sia incompiuta, solo una bozza (e non la solita natività trionfante e coloratissima), si adatti particolarmente a quello che è la nostra situazione ora. In questi tempi più che mai tutto è incerto e indefinito… Tanti di noi sono abbozzati, soggetti in uno sfondo caotico e nemmeno molto pacifico; altri si accorgono di cosa stia accadendo al centro di tutto e Lo vedono. Lui nasce, nonostante tutto, ed è nitido e ben definito!”. E questo commento di L.M. ha proprio convinto.
Ma non è finita! Perché chi cura la grafica, E.C., ricorda che alcune parole sono ancora da mettere in grassetto, o in corsivo, o possono cambiare colore. Altri tentativi.
Per non dimenticare una parte fondamentale: la carta. “A me piace questa”, dico. “Però, dato il tipo di quadro”, mi dice E.C., “questa ci starebbe meglio”. Effettivamente, quella che poteva fare più scena, era anche quella che avrebbe reso meno nitido il dipinto di Leonardo.
Siamo a inizio dicembre, e il biglietto è pronto per la stampa.
Non tutti quelli che hanno collaborato sanno che in realtà è un lavoro di squadra. Anzi, forse, nessuno. Eppure la bellezza di un messaggio non sta nella perfezione del testo, o nella fama del pittore scelto. Ma sta nella consapevolezza che tutti quelli che hanno dato una mano ci hanno messo del loro, perdendoci ognuno qualcosa.
Peccato che chi riceve gli auguri non lo sa. Ah no… Adesso si!