Ogni giorno attraversiamo molte porte, entriamo e poi usciamo, a volte le accompagniamo silenziosamente per non farci scoprire e altre volte le sbattiamo con forza. Talvolta ci arrabbiamo perché sono chiuse e la chiave… chissà dov’è! È a scuola che abbiamo forse vissuto il nostro primo Giubileo quando, messi “fuori dalla porta”, siamo rientrati in classe con la speranza che la porta fosse davvero quella della misericordia!
Nella vita di una persona si entra attraverso delle porte che hanno una sola maniglia e all’interno: è colui che incontri che decide se aprirti e che stabilisce fino a quale stanza dell’interiorità farti entrare. Può lasciarti sulla soglia o può portarti fino a quelle porte che custodiscono i desideri più profondi. Dio con noi corre questo rischio: rimanere sul pianerottolo a bussare in attesa che qualcuno apra. Dio sa che il rischio è la cifra dell’amore.
Il Natale ci rivela un Dio che si affaccia alla finestra della nostra vita per dirci: “Sono arrivato… mi apri la porta?”.
Sta a te decidere se aprire o se lasciarlo all’ingresso. Il Natale è il Giubileo di Dio che, con il vestito dell’umiltà, passa attraverso la porta della nostra umanità per raggiungerci “oltre”, lì dove anche noi dobbiamo ancora andare. Lascia che Dio entri attraverso la porta santa delle tue ferite. E chiedi a Dio di scassinare la porta blindata del tuo cuore.
La porta che conduce a Cristo, invece, ha la maniglia dalla tua parte. Devi
solo avvicinarti, aprirla ed entrare… non serve neppure bussare perché
Cristo sa che sei tu: “Ti stavo aspettando!”.
La sua è una porta santa perchè conduce a Dio, la sua è una porta di
misericordia perché Dio ti fa entrare guardando oltre la crosta del tuo cuore, conquistato da quel grido di voglia di vivere che hai dentro.
Cosa aspetti?
Non stare sulla soglia… vai avanti.. spingi quella porta e vai oltre. Oltre. E
ti scoprirai desiderato, cercato, amato, conosciuto fino al midollo.
E se non trovi nessuna porta non disperare, vai davanti ad un presepio, guarda Maria e dille: “Faisi dongje, cjare Mâri, cun chel uestri biel bambìn; che’o lu cjali, che’o lu tocj, che’o lu bussi, chel ninìn”.
Direttore – Don Igino Biffi